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Geometrie in Libertà

“Manuela Giuli e Gianluca Pecchia nipoti ed eredi testamentari del Maestro Franco Giuli sono sicuri che le opere e i progetti realizzati dall’Artista su carta Fabriano negli anni ‘70 ed esposti in questa mostra a lui dedicata, lo avrebbero reso molto felice ed orgoglioso.
Manuela e Gianluca ringraziano Daniele Taddei per aver ideato, curato e organizzato l’evento in collaborazione con l’Art Club Studio di Macerata”.

Non poteva FRANCO GIULI, nella sua sperimentazione, non confrontarsi con la carta, il supporto più nobile per manifestare le sue espressioni. La carta è il simbolo e l’emblema della sua città di adozione, Fabriano, da sempre considerata e riconosciuta universalmente centro esclusivo della carta, a partire dal 1264. Questo straordinario quanto magico supporto ha ospitato numeri, lettere, immagini, sin dai tempi più lontani, ancora oggi simili manufatti a distanza di migliaia di anni mantengono quella freschezza iniziale, senza subire mutamenti.
FRANCO GIULI sente molto il supporto cartaceo, lo rispetta a tal punto da preservarlo in ogni dove, attento e meticoloso nell’uso, rigoroso ed elegante nell’applicare quei materiali a complemento dell’opera.
Egli ama le geometrie, intese come immagini che si muovono libere nello spazio, non sono facili da decifrare o catalogare, appartengono alla sua intimità al suo stato d’animo.

Il nostro Autore è libero interiormente, preferisce l’ascolto ed il silenzio alla parola, è lontano da condizionamenti o da logiche mercantili, Egli si ritrova nelle sue forme che danzano tra loro in un afflato sublime, creando una armonia unica, senza prevaricazione alcuna. Queste suggestioni, questa atmosfera astrale le individuiamo principalmente nelle carte degli anni ’70, anni fondanti per il suo percorso artistico, caratterizzati da una ricerca ed esplorazione premiate sin dalla partecipazione della Biennale di Venezia del 1972.
FRANCO GIULI non ha scelto a caso il “pensiero geometrico”, egli sa che attraverso questa “arte liberale”, può prendere per mano l’utente di turno invitandolo ad interrogarsi al fine di conoscersi e migliorarsi interiormente, perché solo dopo questo processo intimo, quelle magiche quanto misteriose geometrie potranno aprirsi ad un dialogo, ad un confronto.

Le geometrie per il nostro autore rappresentano la ricerca di passare da un mero riferimento fisico, materiale, ad uno completamente astratto, quasi trascendentale, un avvicinamento a quella bellezza che ci facilita a comprendere e descrivere quello che è oltre, al di là del nostro sguardo.

FRANCO GIULI forte di questa convinzione, ci esorta a non fermarci mai in superficie, ci offre coraggio di guardare nell’oscurità delle tenebre, sempre più dense, che albergano nei nostri animi, supportandoci e sostenendoci nella continua ricerca della luce, quella luce che è il faro della nostra esistenza.

Egli è stato un uomo ed un artista libero, come libere sono le sue mirabili geometrie.

Non è certamente un caso che Franco Giuli sia un figlio di quella terra marchigiana ricca di imprenditorialità e di competenze ma al tempo stesso poco avvezza ad affrontare le luci della ribalta per un atavico pudore, spesso malinterpretato come rifiuto di una realtà ”altra da se”. L’opera di Franco Giuli è esempio mirabile di un cammino artistico italiano ed europeo che attraversa tutto il secolo breve, dove arte ed artigianalità si compenetrano in una sublime sintesi etica ed estetica. Il dinamismo plastico (che sfocerà in tridimensionalità), evoca la necessità di un superamento degli angusti limiti dell’arte classica accademica, e trova in Franco Giuli un interprete coevo di questo anelito che nasce attraverso le successioni dinamiche e le compenetrazioni iridescenti di futurBalla e le linee forza di Boccioni, per arrivare ad abbracciare le tesi più illuminanti di quella fucina di pensiero e materia che fu il Bauhaus, per poi trovare una collocazione direi inevitabile nell’alveo del grande movimento costruttivista europeo. La conoscenza dell’opera dell’artista e stata per me il frutto di un incontro casuale durante un approfondimento dello studio del movimento MADI, corrente artistica nata nel 1946 in Argentina ad opera di Carmelo Arden Quinn ed arrivata in Italia grazie a Salvador Presta, trovando entusiastica accoglienza presso la Galleria Arte Struktura della compianta Anna Canali.

Andrea Spalletti