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1971-1980

Un quadro di Giuli è una struttura determinata da una dialettica tra effusione lirica e impalcatura geometrica, il cui punto di incontro e scontro è il colore.

Il primo passo al cambiamento, Giuli l’ha compiuto nel momento in cui ha compreso che doveva sostituire alla raffigurazione della macchina la raffigurazione del meccanismo, cosa che gli permetteva di calare il suo particolare esprit de géometrie nell’immagine centrale delle sue opere, la quale perciò risultava come trama di rapporti geometrici puri. Il secondo passo l’ha compiuto quando s’è deciso a rinunciare alla linea curva per puntare esclusivamente sulla linea retta. È da questo momento che inizia la vera storia di Giuli pittore d’impronta originale nell’ambito dell’astrattismo geometrico.
 

Giuli ha sentito l’esigenza di avviare una ricerca oggettuale prima in plexiglass e poi in legno accanto alla ricerca pittorica. Il colore, che nelle superfici geometriche era ancora sommesso e liricizzato, ha, credo proprio per questa esigenza d’oggettivazione, assunto maggiore violenza

 
 

Le variazioni cromatiche, anzi, in rapporto agli andamenti dell’immagine, hanno contribuito a caratterizzare in direzione plastica i dettagli nella serie degli itinerari prospettici, sfruttando al massimo la pulizia di stesura dovuta agli acrilici.

Laddove i valori tattili esistono di per sé, come negli oggetti in legno, Giuli non ha più bisogno delle variazioni di colore, tanto che dipinge questi oggetti tutti in bianco. Ed anche qui compare un aspetto della tendenza, tipica in Giuli, all’ambiguità: il bianco, infatti, assorbendo il massimo di luce, attenua e riduce al minimo la tattilità insita nell’oggetto stesso, mentre d’altro canto mantiene in una sorta di limbo (come del resto accade anche nei dipinti) la dimensione architettonica.

(Cesare Vivaldi)