Franco Giuli Pittore
La sua ricerca estetica capace di soddisfare, attraverso
un contenuto pittorico, l’interrogativo sostanziale
che sovrintende ogni esigenza spirituale.
(Marino Mercuri)
Franco Giuli nasce a Cerreto D’Esi (An) nel 1934. Vive e lavora a Fabriano e Roma.
Dopo l’esperienza informale della fine degli anni cinquanta il suo interesse è rivolto verso forme nuove di espressione, passando dall’esaltazione della macchina e dalla dinamica dello spazio alle superfici prospettiche in funzione dei fattori luce-spazio colore-forma.
La costruzione è equilibrata e la superficie pittorica rivela la profondità del segno e delle forme, facendo assumere agli assetti geometrici costruttivi un valore percettivo, dove la luce ha una parte determinante sugli elementi geometrici composti. Detti elementi determinano in modo assoluto gli spazi e la luce è determinante sui piani ad essi attribuiti.
Conosce Raphael Alberti e Giulio Carlo Argan, che valuta il suo lavoro come serio, impegnato, mirato ad una rivisitazione nel campo costruttivista e che scriverà più tardi, nella prefazione alla monografica Franco Giuli 1965-1967 edita dalla Nuova Foglio Editrice, di Giuli come di “un pittore che da parecchi anni ormai conduce un’analisi ordinata e metodica sulla superficie del quadro, la rappresentazione a due e a tre dimensioni, la relazione fra forme solide e le relative ombre, i modi ed i limiti del progetto in pittura…”.
Giuli frequenta allora l’ambiente artistico di Milano e Roma. In quel periodo si interessano tra gli altri al suo lavoro: Giovanni Maria Accame, Umbro Apollonio, Giorgio di Genova, Armando Ginesi, Luigi Paolo Finizio, Luciano Caramel, Rossana Bossaglia e Mauro Reggiani che lo inviterà nel 1972 alla XXXVI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
Conosce inoltre Max Bill, Francesco Vincitorio, Claudia Terenzi, Luciano Marziano, Carlo Melloni, Leo Strozzieri, Luigi Veronesi e Piero Dorazio, col quale ha una lunga amicizia, saldata dalla stima per la ricerca nel campo del “nuovo costruttivismo”.
Dopo la realizzazione di opere di grandi dimensioni sulla dinamica dello spazio, realizza strutture in legno tridimensionali che, come nota Armando Ginesi, “assomigliano a lingue di fuoco, agili, veloci, saettanti, eleganti”. Anche Gillo Dorfles, nella presentazione del libro Franco Giuli 1959-2009, alla università Cattolica di Milano, le ha definite “strutture fiammeggianti”.
Recente è il lavoro inciso su cartoni da imballaggio e, come osserva ancora Ginesi, “…in essi l’acrilico si arricchisce di incisioni ricavate graffiando o premendo all’incontrario la carta da imballo. Quindi il rapporto tra spazio e forme rimane lo stesso di sempre; le morfologie dipinte sono pure quelle solite e così dicasi del loro dinamico comportamento; anche i colori rimangono sostanzialmente gli stessi”.
Più di sessanta sono le personali nell’arco della sua ricerca e molte le collettive importanti alle quali Giuli è invitato a partecipare.