Skip to content Skip to footer

1991-2000

Il colore torna ad abitare le
opere più recenti dell’artista investendole con tutta la sua forza capace di mutare il dipinto in una regione misteriosa dove lo spazio si apre verso inaspettate profondità, per comporre l’essenza di una ricerca severa e attenta, condotta da decenni con esemplare sicurezza.
(Ludovico Pratesi)

Oggi le sue più recenti installazioni occupano sulla parete lo spazio di un quadro frantumato, le cui parti risultano appese poco più in alto o in basso. Si scorgono, perfettamente disegnate, le tracce dei passaggi successivi che stanno a indicare la traiettoria immaginaria. Giuli gioca su sottili e complessi incastri. Su una superficie colorata con una tinta piatta – dai rossi decorativi, azzurri, blu o viola – disegna una serie di angoli appuntiti e provvede alla separazione delle parti ottenute. È come un puzzle geometrico. Ma qui le linee si moltiplicano grazie agli effetti di prospettiva creati dallo spessore dei frammenti. Nell’intrecciarsi delle linee, sembra che talvolta questi ritagli di quadro debbano prendere velocità e partire come razzi verso destinazioni sconosciute.
(Ermanno Krumm)
 

L’idea di lavoro presente alla Vismara sta nell’atto di creare distacchi e distanze tra superfici avvinte nel medesimo progetto spaziale, come se la costruzione si aprisse creando varie direzioni percorribili con l’occhio, non solo immaginativamente ma concretamente possibili. Giuli intende suggerire varie possibilità di apertura della superficie, la cui forma segmentata e attraverso bagliori luminosi che proprio nel bianco trovano la massima evidenza. I profili delle forme staccate subiscono una rotazione, non basta averle disancorate dal blocco della superficie, bisogna che si mettano a ruotare lentamente verso direzioni che l’artista sottolinea con il segno della matita direttamente sul muro. Si tratta di un suggerimento che sta tra il reale e il virtuale, qualcosa che fa pensare all’ombra, allo sdoppiamento, allo slittamento della forma lontano da se stessa, per approdare chissà a quali distanze dal proprio corpo instabile.

(Claudio Cerritelli)