1981-1990
L'’opera di Giuli è un esempio tra i più raggiunti
di quanto un metodo operativo, assunto come
base di lavoro, sia capace di rinnovarsi al proprio interno e di sfondare continuamente i limiti volontariamente predisposti. (Giorgio Cortenova)
“Provengo da un filone costruttivista pittorico…” scrive in un testo di poetica del gennaio del ’77, nel quale più avanti spiega: “Nell’ultima fase del mio lavoro ho abbandonato completamente la pittura, mi servo di cartoni e del legno. Il cartone costituisce la superficie di lavoro, mentre il legno (…) costituisce gli itinerari che definiscono la struttura dell’opera. Uso cartoni diversi per spessore e colore (…) ma la nota più interessante per me, nel cartone, è costituita dalla sua superficie, che scelgo accuratamente”. E precisa in seguito, in un testo del ’79, che il lavoro diviene così sostanzialmente “… una progettazione fantastico-concettuale”, bi e tri-dimensionale, aggiungerei, finanche ambientale, fondata in gran parte su una simbologia simmetrica, antropomorfa a volte, architettonica altre.
L’evoluzione del lavoro avviene di fatto attraverso il recupero deciso del colore e della pittura, il conseguente abbandono del cartone e del legno, quindi della tridimensionalità, per una bidimensionalità realizzata tuttavia anche qui attraverso un materiale organico come la juta, con una propria trama e struttura anche visibile, usato costruttivamente, artigianalmente, quindi manualmente, come avveniva per il cartone.
Quella di Giuli è, direi, la riformulazione in atto di un segno espressivo, di un simbolo iconico, i cui esiti vanno maturando attraverso gli specifici stessi del suo lavoro: il colore e il pittoricismo, la giustapposizione di materiali e della loro naturale struttura, attraverso una sorta di neo-vitalismo di forme geometriche allusivamente organiche, alla ricerca della soluzione di un nuovo evento visivo, strutturalmente simbolico, schiettamente da lui intuito.
(Manuela Crescentini)